Nomad – In cammino con Bruce Chatwin. Un dialogo intimo che Herzog imbastisce con il viaggiatore-scrittore Bruce Chatwin, uno dei più grandi autori del Novecento.
Durante gli ultimi anni della vita di Bruce Chatwin il regista tedesco Werner Herzog ha collaborato con lo scrittore inglese ad alcuni progetti e fra i due è nata un’amicizia istintiva e profonda. In Nomad Herzog ripercorre le tracce dei pellegrinaggi che Chatwin ha compiuto alla ricerca dell’anima del mondo, attraversando continenti con l’inseparabile zaino che ora appartiene a Herzog, e che diventa il terzo protagonista del film.
Werner Herzog e Bruce Chatwin finalmente si ritrovano in questo meraviglioso documentario sull’irrequietezza. Chatwin muore nel 1989 di AIDS e lascia all’amico regista il suo zaino in eredità. In quello zaino c’è tutto il suo mondo fatto di viaggi, esplorazioni, scoperte. Dopo 30 anni Herzog trova il modo e il coraggio di ripercorrere il giro del mondo, ritornando sui passi dello scrittore. Non c’è modo di districare con esattezza l’unione spirituale ed intellettuale tra i due, ispiratori ognuno dell’altro, basta ricordare Cobra Verde, tratto dal romanzo “Il viceré di Ouidah”. Otto capitoli, dalla Patagonia alle Black Mountains in Galles, per raggiungere il deserto australiano, leggendo estratti degli scritti di Chatwin. Viaggi della mente, sulla paura di restare troppo tempo fermi.
“Perché divento irrequieto dopo un mese nello stesso e insopportabile dopo due? Alcuni viaggiano per affari, ma io non ho nessuna ragione economica per muovermi e tutte le ragioni per star fermo. I miei moventi dunque sono materialmente irrazionali. Che cos’è questa irrequietezza nevrotica? Girovagare soddisfa in parte, magari, la mia curiosità naturale e il mio impulso ad esplorare, ma poi sono tirato indietro da un desiderio di casa. Ho una coazione a vagare e una coazione a tornare, un istinto di rimpatrio come di uccelli migratori”. Ecco, questo potrebbe essere il nocciolo, il centro in cui probabilmente si intersecano le due anime per le quali le storie non accadono, le storie vengono raccontate. Forse bisognerebbe concedere alla natura umana un’istintiva voglia di spostarsi, un impulso al movimento in senso più ampio. Più che sottrarre qualcosa alla verità, Chatwin ed Herzog aggiungono sempre qualcosa di inaspettato, di inconsueto, di memorabile complessità. I due nomadi rinunciano, abbandonano i rituali collettivi e poco si curano dei processi razionali dell’apprendimento. Tutta l’infelicità del mondo proviene dall’incapacità di restar fermo in una stanza.
[Leonardo Lardieri per SentieriSelvaggi.it]