Con la consueta gravità, Marco D’Amore torna a interpretare il cupo personaggio che gli ha dato la fama, inoltre, dopo essersi cimentato nella regia con due episodi della quarta stagione di Gomorra, si cimenta anche dietro la macchina da presa per il cinema. Firma anche la sceneggiatura, insieme ai veterani di Gomorra Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, alla new entry nella scrittura della prossima stagione Giulia Forgione e all’amico romanziere Francesco Ghiaccio. Il risultato è esattamente quello che ci si aspetta: un mix di flashback e scene nel presente, dove la luce pallida di Riga si giustappone alle calde notti napoletane.
In Lettonia gli immigrati italiani del film vivono come spettri, insoddisfatti per quello che non hanno realizzato si arrabattano in piccoli traffici, senza speranze di grandezza. Ciro con le sue partite di cocaina risveglia però in loro la fiamma dell’ambizione criminale, ed è di questo che parla L’immortale: di come gli uomini siano disposti a dannarsi per avere quel qualcosa in più. Una legge immutabile a cui Ciro ha assistito fin da piccolo, che ha provato in prima persona con conseguenze di disastrose e di cui ora è una sorta di silenzioso testimone, che agisce con la spietatezza di chi non si fa più alcuna illusione.